Gentlecare fornisce un modello di assistenza definita dalla stessa autrice protesica in cui le tre componenti – persone, programmi e spazio fisico – lavorano in armonia per produrre un sostegno, o protesi, per la persona affetta da demenza.
Gentlecare promuove un orientamento che, piuttosto che concentrarsi sul comportamento della persona colpita, incoraggia un adattamento dell’ambiente fisico e sociale in cui la persona deve operare. Ciò comporta un cambiamento significativo del modo in cui pensiamo e agiamo nell’assistenza alla persona affetta da demenza.
Si aiutano le famiglie e il personale di assistenza a identificare e rimuovere i fattori di stress dell’ambiente che circonda la persona affetta da demenza. Sono incoraggiati a fornire strategie e programmi efficaci, che aiuteranno l’individuo a vivere più confortevolmente nel proprio ambiente.
Gentlecare crea un ambiente armonico tra persone dementi e costituito da:
– lo spazio fisico
– le persone significative con le quali interagiscono
– le loro attività quotidiane
Le componenti dell’assistenza protesica- persone,programmi e spazio fisico- non sono aggiunte costose a programmi esistenti; fanno parte dei servizi sanitari di base esistenti. Gentlecare organizza semplicemente queste componenti in modo differente, affinchè possano sostenere, piuttosto che sfidare, le persone con danno cerebrale. Obiettivo principale del modello diviene, dunque, non tanto la guarigione bensì la promozione del benessere della persona e il contenimento dello stress di chi del malato si occupa.
Per quanto concerne l’ambiente fisico, il modello gentlecare attribuisce un ruolo cruciale dello spazio nel piano di cura. Molte sono le evidenze di come la persona con demenza possa essere particolarmente sensibile a modificazioni ambientali, sia in senso positivo, sia in senso negativo (Guaita A, Jones M. 2000).Nell’ambito della metodologia Gentle Care il paradigma dell’ambiente protesico è individuato nella casa, poiché essa rappresenta la sintesi di molti elementi connessi con la soggettività della persona: rappresenta, infatti, lo spazio di massima familiarità, l’ambito in cui il riconoscimento dello spazio e del suo significato d’uso è immediato, perché ormai introiettato, inoltre costituisce il luogo dove vengono custodite le esperienze e le emozioni più private e più significative per la vita di ciascuno.
Per quanto riguarda i caregiver (cioè coloro che si prendono cura dell'ammalato), all’interno del progetto gentle care, oltre ad essere adeguatamente formati e motivati, vengono sollecitati ad operare secondo il principio di condivisione sia degli obiettivi che dei piani di cura. La reale condivisione consente, infatti, di realizzare concretamente il progetto di cura delineato per il singolo malato e di rivedere ed adattare lo stesso piano al cambiare dei bisogni del malato così come al mutare delle situazioni di contesto. La capacità di ogni caregiver di utilizzare un approccio interpretativo alla malattia con il suo insieme di sintomi cognitivi e non cognitivi, viene vista dal modello gentle care come garanzia di un’adeguata interpretazione dei disturbi del comportamento e di un minor ricorso ad uso di psicofarmaci. Cruciale, in questo senso, risulta l’alleanza terapeutica tra famiglia e operatori. Sia in ambito residenziale che in ambito domiciliare, dunque, un momento importante è costituito dalla comprensione da parte dell’operatore delle dinamiche del caregiving e dell’identificazione degli stili di coping utilizzati dal caregiver, al fine di ridisegnare lo stile del caregiving, cercando in primo luogo di far leva sull’approccio interpretativo, vale a dire sulla comprensione dalla malattia dal punto di vista fisiopatologico e sull’interpretazione e la comprensione da parte del familiare del comportamento del malato alla luce del deficit neuropsicologico.
Per quanto riguarda infine, i programmi e le attività nel modello Gentle Care il riferimento è ai concetti legati alla normalità e alla quotidianità. Le attività elaborate non sono attività di tipo ricreativo, concepite in modo standard e proposte in modo indifferenziato a pazienti diversi, bensì di tutte quelle attività che per ciascuno,costituiscono la giornata del soggetto. Nel Gentle Care, pertanto, l’intento principale è quello di ricostruire per ogni malato una routine giornaliera personalizzata che faccia riferimento agli elementi biografici e di contesto noti per quella persona (quindi valori culturali e morali di riferimento, attitudini, propensioni, competenza specifica) che enfatizzino i livelli funzionali esistenti e ottimizzino i punti di forza del malato. Nel Gentle Care i programmi, dunque, sono costruiti in modo tale da: essere il più aderenti possibile allo stile di vita del malato; prevedere attività corrispondenti alle reali competenze adeguatamente rivalutate nelle diverse fasi della malattia; rispondere ai bisogni psicologici quali bisogno di sicurezza, integrità biologica, di appartenenza, stima di sé e autorealizzazione. Esempi di corrispondenza tra bisogni ed attività, rispetto al bisogno di sicurezza e integrità biologica, sono: controllo del dolore, posizioni confortevoli, massaggio, riposi adeguati, conservazione dell’energia, routine familiari, coinvolgimento nelle attività strumentali e di base del quotidiano. Rispetto al senso di appartenenza: oggetti personali significativi da guardare e conservare, animali, piante, possibilità di ascoltare, di toccare, ambienti da allestire. Per quanto concerne stima di sé: reminiscenze e ricordi, controllo del denaro, possibilità di aiutare gli altri; ed infine per quanto riguarda la realizzazione di sé: insegnare, imparare, ricordare, attività creative, lavoro (Vitali S.F., 2004). Nel modello gentle care, pertanto, la singolarità del paziente e del sistema familiare nel quale il soggetto è inserito sono inserite all’interno del quotidiano il quale diventa l’elemento cardine del programma.
